Fermare la corsa vertiginosa alla proliferazione nucleare
Il manifesto, stampato a Londra nel 1984 e riprodotto anche in altre lingue, con una immagine dal forte impatto emotivo mette in contrapposizione la vita, rappresentata da due bambini, alla morte, evocata dal fungo nucleare.
Il testo che l’accompagna “When will they ever learn?” è un atto di accusa e nel contempo una sfida: se l’umanità vuole avere un futuro deve cessare di dotarsi (almeno) degli armamenti nucleari.
Il fungo atomico riporta al pensiero le bombe nucleari sganciate il 6 agosto 1946 su Hiroshima e il 9 agosto su Nagasaki, dove persero la vita e furono ferite gravemente centinaia di migliaia di persone.
Gli hibakusha (persone sopravvissute al bombardamento) sopportarono per tutta la vita le conseguenze dell’esplosione : ustioni, malformazioni nei figli concepiti, leucemie e altre forme di cancro, oltre a discriminazione e isolamento sociale.
Nonostante questa immane tragedia, come per ogni armamento anche questa arma letale è stata prodotta in migliaia di esemplari in una corsa vertiginosa alla proliferazione nucleare, sempre giustificata come deterrenza necessaria per “mantenere la pace”.
L’immagine dei bambini con la loro innocenza può essere letta come quella di una nuova generazione che guarda al disastro delle precedenti e si avvia nuda su una piana desertica per costruire un mondo nuovo non più ostaggio della paura in quanto libero dalle guerre.
A cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale