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 L’ideologia militare rende le persone incapaci di pensare

Sfilare per che cosa (e per chi) si chiede il Movimento per l’obiezione di coscienza del Paraguay, che ha prodotto il manifesto nel 2007, in occasione del 15 maggio giornata mondiale dell’obiezione di coscienza (promossa negli anni Ottanta dall’ICOM – International Conscientious Objection Meeting).

Il punto di vista del Movimento è inequivocabile nella sua provocazione: il servizio militare e l’ideologia militare rendono le persone incapaci di pensare con la propria testa e di essere consapevoli dell’effetto delle loro azioni. Le trasformano passo dopo passo in automi, in manichini-soldato, privi della propria individualità.

Con questo manifesto tutti sono invitati a riflettere: i giovani soggetti alla leva militare (che possono decidere di obiettare), i soldati in servizio (che devono chiedersi qual è la loro funzione), la gente comune (che dovrebbe comprendere come la sicurezza non si garantisce con le armi).

E’ un tema quanto mai attuale, che con le guerre in Ucraina e a Gaza vede attivi gruppi per l’obiezione di coscienza in Russia, Bielorussia, Ucraina e Israele/Palestina.


A cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale

Pubblichiamo questa importante notizia che conferma l'impegno del Consiglio comunale bolognese a sostegno del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari.

Ricordiamo che il CDMPI ha sempre aderito e promosso le campagne per il disarmo e l'obiezione di coscienza alle spese militari, fin dagli anni '80, allora associazione ADN - Antimilitarismo e Disobbedienza Nonviolenta, gruppo fondatore del CDMPI stesso.

La proposta del Gruppo consiliare EUROPA VERDE - VERDI, presentata dal consigliere Celli in data 8 febbraio 2025, è stata approvata nella seduta consigliare del 5 maggio scorso.

Riportiamo un estratto dell'atto.

"Il Consiglio Comunale di  Bologna
Premesso che
Il Comune di Bologna ha aderito all’associazione Mayor for Peace
e alla campagna Italia Ripensaci, perché anche l’Italia ratifichi il
Trattato Proibizione delle Armi Nucleari.
    • Mercoledì 22 gennaio 2025, i gruppi per la pace e il disarmo di tutto il mondo hanno celebrato il quarto anniversario dell'entrata in vigore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW)
norma internazionale che, partendo dal riconoscimento dell'impatto umanitario delle armi nucleari, le rende illegali secondo il diritto internazionale (analogamente alle armi chimiche e biologiche).
    • Un risultato ottenuto grazie all’azione forte e condivisa della società civile    internazionale che - nell’ambito della International Campaign to Abolish Nuclear Weapons (ICAN Premio Nobel per la Pace 2017) ne ha promosso la discussione e votazione all’ONU operando poi per il raggiungimento delle prime 50 ratifiche necessarie a farlo entrare in vigore. Ad oggi sono 73 i Paesi che hanno ratificato, con 94 firmatari totali.
    • Per tale motivo la data del 22 gennaio ha assunto  un grande valore anche per “Italia, ripensaci” e per le organizzazioni che la promuovono (Rete Italiana Pace Disarmo e Senzatomica), in quanto testimonia i passi concreti già realizzati verso un disarmo nucleare completo, a 80 anni dai bombardamenti atomici sul Giappone. Per 8 decenni il mondo ha vissuto all’ombra delle armi nucleari.
    • È il momento di ricordare queste importanti date per trasformare l’attenzione mediatica, culturale e politica che accompagna questi momenti in azioni concrete per il disarmo nucleare.
    • Iniziative in tal senso si sono già svolte in questi giorni in tutta Italia e culminate  con momenti di mobilitazione, silenzio, suono di campane, rilancio di Manifesti celebrativi in particolare a Cervia, Padova e Torino,  e l’inaugurazione della tappa di Firenze della mostra Senzatomica il  31 gennaio scorso. Tutte iniziative che hanno l’obiettivo di informare l’opinione pubblica sui pericoli delle armi nucleari e i possibili passi di disarmo nucleare, rafforzando l’adesione all’Appello delle Città di ICAN (sottoscritto in Italia da oltre 100 Enti Locali tra i quali la città di Bologna)
    Ricordato che
    • Il Trattato TPNW vieta ai Paesi che lo ratificano di sviluppare, testare, produrre, fabbricare, acquisire, stoccare, controllare, ricevere o minacciare di usare armi nucleari. È inoltre vietato ospitare, incoraggiare o assistere altre nazioni impegnate in una di queste attività proibite. La norma internazionale impone inoltre ai Paesi di assistere le vittime e di ripulire le aree contaminate da radiazioni provenienti da esperimenti nucleari, oltre a prevedere un ampio sistema di monitoraggio per garantirne il rispetto.
    • Purtroppo nessuno Stato dotato di armi nucleari (o posto sotto
    l’ombrello nucleare di una alleanza militare, come nel caso dell’Italia) ha
    firmato o ratificato il Trattato TPNW.
    • Dunque è cruciale in questo anniversario rilanciare un’azione capace di richiamare l'attenzione sui pericoli della guerra nucleare e sull’impatto umanitario delle armi nucleari. Rafforzare un movimento globale affinché le potenze nucleari si disarmino congiuntamente è il  chiaro e cruciale obiettivo di ICAN e di “Italia, ripensaci”.
    • Sarà ribadito con forza durante la “Nuclear Ban Week” che si svolgerà in contemporanea alla Terza Conferenza degli Stati Parti del TPNW.
    L’appuntamento è a New York (e in tutto il mondo) dal 3 al 7 marzo prossimi.
    • Lisa Clark (vicepresidente dei Beati Costruttori di Pace e referente RIPD per il disarmo nucleare) ha commentato:
       “...Abbiamo ricordato il quarto anniversario dell'entrata in vigore
       del TPNW, ma è solo il primo impegno di questo 2025 per i movimenti
       mondiali per la pace e il disarmo.
       Dopo la conferenza degli Stati che aderiscono al TPNW in marzo
       all'ONU, rinnoveremo la memoria delle conseguenze delle armi nucleari
       insieme agli Hibakusha, sopravvissuti alle bombe di Hiroshima e
Nagasaki e insigniti del Premio Nobel per la Pace: il 6 e 9 agosto saranno
esattamente 80 anni da quel 1945.
       E a ottobre 2025 metteremo tutti i nostri sforzi nel sostegno alle
       Nazioni Unite, il fondamento di quel multilateralismo nato sulle macerie
       della seconda guerra mondiale con l'obiettivo di mettere la guerra fuori
       dalla storia.
       Come non mai, oggi sentiamo il bisogno di ridare forza e fiducia
       all'ONU, che dalla sua costituzione ha lavorato per dotare l'umanità di
       mezzi giuridici e politici contro la sopraffazione, la diseguaglianza, la
       guerra..."
       Sottolineato che
L’Italia non ha partecipato a nessuna delle fasi di approvazione e ratifica del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari.
       Impegna la Giunta
a proseguire nell’azione di sostegno alla campagna Italia Ripensaci affinché anche l’Italia ratifichi il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari.
       F.to: D. Celli

L’articolo 11 della Costituzione e il suo ripudio della guerra

Il manifesto del PCI (Partito Comunista Italiano) del 1986 ricorda il quarantennio della nascita della Repubblica richiamando l’articolo 11 della Costituzione e il suo ripudio della guerra.

Non è casuale questo riferimento perché gli anni ‘80 sono attraversati da forti tensioni internazionali e dal progressivo aumento delle spese militari. La contrapposizione fra USA e URSS porta sul piano operativo a produrre nuove testate nucleari e nuovi vettori: l’Europa viene direttamente investita e coinvolta nella realizzazione di infrastrutture idonee ad accogliere missili Cruise e Pershing, a fronte della installazione da parte dell’URSS di missili SS20.

In Italia l’aeroporto civile di Comiso diventa la base militare NATO idonea ad ospitare oltre 100 missili da crociera (a partire dal 1983). A questa decisione si oppone il movimento pacifista con numerose iniziative locali, anche di boicottaggio e sabotaggio, e con grandi manifestazioni in tutto il paese. Solo nel 1987, grazie allo storico accordo fra Reagan e Gorbaciov sarà deciso lo smantellamento degli “euromissili” e la riduzione del numero delle testate nucleari.

Ecco allora, in quel clima, l’intento del PCI (così almeno si presume) di lanciare un messaggio forte di ricerca della distensione e l’invito a riflettere che “la migliore difesa è la pace”. La colomba con il ramoscello d’ulivo ne è la plastica rappresentazione.

L’articolo 11 della Costituzione, riportato nel manifesto in modo parziale, trova qui di seguito la versione integrale “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”


A cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale

Alla mostra in palazzo d'Accursio l'insegnante Valentina Asioli ha portato la sua classe, della scuola primaria "Cremonini Ongaro" di Bologna, per la visita guidata da Fiorella Manzini. Una bella esperienza per tutti; i bambini hanno firmato il libro presenze e a ricordo dell'uscita scolastica è stata fatta una bella foto di gruppo.

Pubblichiamo tre disegni dei bambini che, a seguito della visita, hanno interpretato il simbolo della pace, un manifesto e il racconto di un sogno.

Scuola primaria "Cremonini Ongaro", classe  IV A, insegnante Valentina Asioli

E’ un affare di morte... per gli interessi di pochi

L’immagine è estremamente efficace: una parola di tre lettere WAR (guerra) scritta a caratteri cubitali, sulla quale giace, ucciso, un militare con il suo fucile. Entrambi sono colorati con lo stesso colore grigio che risalta su un fondo rosso, il colore del sangue.
Il significato del manifesto è reso esplicito dalla presenza di tre frasi che racchiudono l’immagine e che invitano a riflettere: le guerre sono spesso provocate da fortissimi interessi economici (produzione e commercio di armi, accaparramento di materie prime e prodotti preziosi, controllo di rotte commerciali strategiche etc.) che attraverso il sacrificio di moltitudini di soldati danno potere e ricchezza a un ristretto numero di persone.
In realtà in guerra non muoiono solo soldati, anzi dal secondo conflitto mondiale in poi sono aumentate sempre più le vittime civili, al punto da diventare prevalenti rispetto alle vittime militari.
Lo vediamo ai giorni nostri con quello che sta succedendo in Ucraina e a Gaza, dove i civili diventano deliberatamente bersagli.
Il manifesto, firmato dall’associazione “Mani Tese”, non è datato ma si può far risalire agli anni ottanta.

A cura del Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale