Questo manifesto del 1988 è stato realizzato dal Comune di Bologna in occasione del 43° anniversario della liberazione di Bologna.
Domina su tutto la figura di una giovane donna che porta sulla spalla una bandoliera colorata con i colori dell’arcobaleno: gli stessi della bandiera della pace. La figura fa parte di un gruppo di due statue in bronzo, a grandezza naturale, opera post-bellica del famoso scultore bolognese Luciano Minguzzi. L’altra statua, non riportata sul manifesto, rappresenta un giovane uomo partigiano che imbraccia un fucile. La colorazione della bandoliera è un’aggiunta grafica nel manifesto.
Una domanda viene spontanea: perché il Comune di Bologna ha deciso di colorare la bandoliera con i colori dell’arcobaleno? Una risposta ufficiale non esiste. Ne esiste solo una ufficiosa: la seguente. Nei mesi precedenti le celebrazioni del 25 Aprile 1988, alcuni esponenti del pacifismo nonviolento bolognese scrissero una lettera al sindaco di Bologna, Renzo Imbeni. Nella lettera si lamentava il fatto che quel gruppo scultoreo, posto alla base del cassero di Porta Lame (1), sui viali di circonvallazione e quindi in posizione ben visibile dalle migliaia di auto e moto che ogni giorno li percorrono, ricordava a tutti una forma di resistenza, quella armata: lasciando pensare, per l’ennesima volta, che quella fosse stata l’unica forma di resistenza. Un messaggio, quindi, solo parziale che certo non aiutava a far conoscere alla popolazione l’esistenza di altre forme di lotta, non armata e nonviolenta, storicamente avvenute. Pertanto, anche al fine di rafforzare l’educazione alla nonviolenza e alla conseguente predisposizione di forme di lotta e di difesa alternative a quella armata, gli estensori della lettera proponevano di installare sull’altro lato del cassero un gruppo scultoreo che, ad esempio, raffigurasse un uomo e una donna che, con le braccia incrociate, potevano rappresentare due operai in sciopero contro la produzione bellica nazifascista (scioperi realmente verificatisi tra il 1944 e il 1945).
La risposta del sindaco fu negativa. Ma, con sorpresa dei pacifisti, nei giorni precedenti la ricorrenza, sui muri di Bologna comparvero questi manifesti, con il loro carico di ambiguità e di contraddizioni. Poteva la pace essere identificata con una bandoliera porta-munizioni per il fucile del partigiano? O anche solo rappresentare la speranza che dalla canna di un fucile potesse sgorgare una pace fondata su verità e giustizia? Poteva, ancora una volta, la donna essere raffigurata in posizione del tutto subalterna all’uomo in quanto di semplice supporto all’azione armata del partigiano?
Nonostante ciò, i pacifisti videro con soddisfazione questa ‘trovata’ del Comune, molto probabilmente provocata da quella lettera.
(1) Qui, il 7 novembre 1944 avvenne una delle più importanti battaglie tra partigiani e truppe nazifasciste.