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TAGLIARE SUBITO LE SPESE PER LE ARMI

Nel drammatico momento che stiamo vivendo in Italia e nel mondo intero, sentiamo il bisogno umano e civile di levare la nostra voce contro lo scandalo gigantesco delle spese militari, su cui come sempre i più tacciono.

Non dobbiamo tacere. In questo momento come mai è giusto e doveroso chiedere al nostro Governo di tagliare subito le spese per armamenti e destinare quanto risparmiato ai bisogni della sanità e a quelli di chi dovesse perdere il lavoro. 

Si tratta di somme ingenti. E molto cresciute in questi ultimi anni mentre si tagliavano le spese per la sanità. Nel 2018 la spesa militare italiana è stata di 25 miliardi di euro, pari all’1,45 del Pil, in aumento rispetto al 2017 del 4%. Ma sono cifre pazzesche in tutto il mondo, vedi i dati sul sito del Sipri di Stoccolma.

Quella destinata ai soli armamenti nel 2018 è stata di 5,7 miliardi, aumentata di ben l’88% nelle ultime tre legislature, dice lo studioso Francesco Vignarca, secondo il quale “Tra i programmi di riarmo nazionale in corso i più ingenti sono le nuove navi da guerra della Marina, tra cui una nuova portaerei, nuovi carri armati ed elicotteri da attacco dell’Esercito, i nuovi aerei da guerra Typhoon e gli F-35”.

In particolare questi ultimi, gli F-35, sono da anni molto contestati dal mondo del pacifismo: una spesa enorme, oltre 50 miliardi di euro complessive, per un aereo con “difetti strutturali” (secondo vari esperti) e comunque un armamento d’attacco e al servizio di strategie d’attacco, in ciò sostanzialmente in chiaro contrasto con il dettato dell’art. 11 della nostra Costituzione. Un “inutile spreco di risorse” denuncia da tempo la campagna “Taglia le ali alle armi”. Quanto sarebbe utile dirottare questi miliardi verso il contrasto al surriscaldamento globale e ai cambiamenti climatici, quindi alla nostra salute?

Non dimentichiamo poi che nelle spese militari italiane ci sono quelle a supporto delle basi americane in Italia (con bombe atomiche) e non ultima c’è pure la spesa per i cappellani militari (circa 200, con un costo di 15 milioni tra stipendi e pensioni).

Un taglio sostanzioso a queste spese potrebbe essere subito deciso da Governo e Parlamento. Non sarebbe razionale oltre che giusto, soprattutto in questo momento?

Si pensi che un solo aereo F-35 costa la bellezza di 130 milioni di euro. Già il Governo Monti nel 2012 aveva ridotto da 131 a 90 gli aerei da comprare, perché non si procede subito almeno con un’altra bella sforbiciata? Quale forza politica si potrebbe opporre in questo drammatico momento? Quante le rianimazioni, quanto altro personale si potrebbero avere con il costo di un solo di questi aerei?

Non bisogna dimenticare poi che in questi ultimi anni la sanità italiana è stata massacrata da tagli lineari enormi: con Monti nel 2012 ci fu un piano di tagli per 25 miliardi in tre anni e la spesa per la sanità fu portata dal 7,1 al 6,7% del Pil; il governo Letta proseguì con un taglio di 2,6 miliardi e coi tagli continuarono il governo Renzi e la ministra Lorenzin. Negli ultimi 10 anni il Servizio sanitario nazionale ha subito un taglio di 37 miliardi di euro, col risultato di migliaia di posti letto in meno (siamo scesi sotto la media europea, 3,5 per 1000 abitanti contro 5), spese per il personale ridotte di 2 miliardi tra il 2010 e il 2018, persi 42,800 posti a tempo indeterminato, deficitaria la prevenzione. E ancora, il raddoppio della quota dei più poveri che rinunciano alle cure e la enorme crescita del divario sanitario tra nord  e sud (con la complicità delle classi dirigenti del sud). Un massacro. Tutto nonostante i ticket, il cui gettito è passato da 1,8 miliardi del 2008 a 3 miliardi nel 2018. Oggi piangono tutti, nel Palazzo, ma ieri?

La crisi del coronavirus impone di ripensare la nostra quotidianità ma anche i nostri stili di vita e i nostri modelli di sviluppo, non c’è dubbio. Perché non anche le priorità di spesa dei governi? 

Ripensare le spese militari è un tassello prioritario del nuovo mondo da immaginare e concepire ove sia finalmente messa al bando la guerra e le spese degli Stati destinate a strumenti di vita anziché a strumenti di morte. Uno Stato lo sta facendo, è il Costarica. E’ possibile, è conveniente. Chiediamolo in molti, chiediamolo tutti.

Raffaele Crocco, Massimiliano Pilati, Francesco Pugliese, Beatrice Taddei, Alex Zanotelli

Rovereto, 11 marzo 2020

Il CDMPI sostiene il disarmo, riceve e pubblica il presente articolo.

Dove regnano la giustizia e l'amore, la violenza sparisce.

Mostra di manifesti, tratti dall'archivio del CDMPI, dal 7 al 29 marzo 2020 presso la sede della Pro Loco di Castelfranco Emilia (Modena) in piazza Garibaldi.

Apertura: martedì, venerdì, sabato e domenica dalle ore 10 alle 12. Ingresso libero.  Per info                                          https://www.facebook.com/prolocodicastelfrancoemilia/ prolococastefrancoemilia@gmail.com

Locandina iniziativa

Premessa alla 2.a edizione della mostra di manifesti

La mostra di manifesti ”Religioni per la Pace” , una prima volta fu predisposta nel 2008. Da allora  non molti manifesti sono stati aggiunti, poiché la comunicazione sugli eventi si propaga, ora, prevalentemente sul web. Con questa tecnologia si incrementa la velocità delle informazioni, ma anche si diffondono notizie false e violenze verbali che possono avere conseguenze nella realtà. Capire quanto viene divulgato è più che mai   importante anche perchè le azioni di ciascuno hanno una ricaduta sulla intera società: ciò dovrebbe indurre a riflettere. 

Ogni comportamento dovrebbe nascere dalla consapevolezza di difesa della propria umanità che “vive” e si realizza nel rapporto con l'ambiente e con tutti gli altri esseri viventi.

Gli uomini hanno espresso il loro pensiero con  tanti linguaggi,  hanno abbellito ed ornato i luoghi in cui vivevano inventando vari stili e, nel cercare di rispondere all'afflato interiore dello spirito che esiste in ognuno, si sono espressi con modalità diverse creando le religioni.

Conoscere le religioni aiuta a conoscere l’evolversi del pensiero dell’umanità.  

a cura del CDMPI – Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale

Casalecchio di Reno (Bologna), Febbraio 2020

 

 

Martedì 11 febbraio alla Casa per la Pace "La Filanda" del Comune di Casalecchio di Reno (Bologna) si è tenuta la conferenza "Una lettura del disordine mondiale tra ragione e fede" con Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, e S.E. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna. La conversazione è stata condotta da Sergio Caserta, giornalista e blogger di Il Fatto Quotidiano e Il manifesto in rete.

A fronte dell'instabilità degli scenari internazionali, o addirittura di una "terza guerra mondiale a pezzi", orfani delle categorie politiche del passato, le piste da seguire per essere utili a se stessi e alla comunità in cui si vive, nella dimensione laica come in quella religiosa.

A cura del Gruppo Nonviolenza di Percorsi di Pace.

http://www.casaperlapacelafilanda.it/

casapacefilanda.info@gmail.com

Foto di Bruno Stefani

Manifestazione contro la guerra a Bologna
Fuori la Guerra dalla Storia, Donne in Nero Bologna
I promotori della manifestazione

Il CDMPI tra i promotori e organizzatori della mobilitazione nazionale contro tutte le guerre lanciata dalla Rete della Pace su invito del movimento pacifista statunitense.

Foto di Bruno Stefani

Anche a Bologna
Spegniamo la Guerra, Accendiamo la Pace!

Sabato 25 gennaio 2020 dalle 10 alle 13 in Piazza Nettuno
Mobilitazione internazionale per la pace

Anche Bologna aderisce all’appello lanciato a livello nazionale dalla Rete della Pace che ha raccolto l’invito del movimento pacifista statunitense a fare di questa giornata una occasione di mobilitazione contro tutte le guerre e tutte le dittature, a fianco dei popoli che si battono per il proprio futuro.

Il blitz del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per uccidere il generale iraniano Soleimani ha innescato nuove tensioni con l’Iran e ritorsioni da parte di questo paese, dando avvio ad una nuova spirale di violenze in tutta l’area. Irak, Iran, Siria, Libia, Yemen: cambiano i giocatori, si scambiano i ruoli, ma la partita è la stessa.

Nella crisi del vecchio ordine internazionale, potenze regionali e globali si contendono con la guerra aree di influenza sulla pelle delle popolazioni locali. Ancora una volta la via imboccata è il mantenimento dei regimi teocratici o militari – comunque illiberali e non rispettosi dei diritti umani - con i quali si fanno affari, chiudendo occhi e orecchie su repressione, torture, corruzione. Ne subiscono le conseguenze anche i giovani iracheni che da tre mesi lottano contro il sistema settario instaurato dall’occupazione Usa e contro le ingerenze iraniane, in un paese teatro di guerre per procura ed embarghi da decenni.

La guerra non produce solo distruzione, umana ed ambientale, ma cancella anche dall’agenda politica la questione sociale, oramai incontenibile ed esplosa nelle proteste delle popolazioni che hanno occupato pacificamente le piazze e le strade.

“La guerra è un male assoluto e va ‘ripudiata’, come recita la nostra Costituzione all’Art. 11: essa non deve più essere considerata una scelta possibile da parte della politica e della diplomazia”.

Non possiamo stare a guardare! Dobbiamo gridare il nostro no alle guerre, alla loro preparazione, a chi le provoca per giustificare la produzione e la vendita di armi. Guerre che, in ogni momento, possono fare da miccia ad un conflitto globale tanto più preoccupante per il potenziale degli armamenti nucleari oggi a disposizione dei potenti del mondo.

Manifestiamo il nostro sostegno alle popolazioni, vere vittime delle dittature e delle guerre, a chi si rivolta da Baghdad a Teheran, da Beirut ad Algeri, da Damasco al Cairo, da Gerusalemme a Gaza, dal Brasile al Cile …..

L'UE, nata per difendere la pace, deve assumere una forte iniziativa che – con azioni diplomatiche, economiche, commerciali e di sicurezza – miri ad interrompere la spirale di tensione e costruisca una soluzione politica, rispettosa dei diritti dei popoli.

Fermare la spirale di violenze è responsabilità anche italiana e chiediamo al nostro Governo di farlo con atti concreti. Chiediamo a tutti i cittadini, come singoli e comunità, di rifiutarsi fin da ora di collaborare in qualunque modo alla preparazione e al sostegno della guerra praticando azioni nonviolente di lotta (scioperi, controinformazione, disobbedienza civile, obiezione di coscienza,...).

promotori locali
Acli-Circolo Giovanni XXIII                                                                                                    Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale
CGIL – Camera del Lavoro Bologna                                                                                     Donne in Nero                                                                                                                Emergency Gruppo Bologna
Legambiente                                                                                                                                  Pax Christi                                                                                                                            Percorsi di Pace

Recapito per info e adesioni: renzocrai@gmail.com