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Il Cdmpi, sin da quando era l'associazione ADN - Antimilitarismo e Disobbedienza Nonviolenta, dice No alle armi e agli armamenti, civili e militari, in tutte le sue forme tecnologiche, dalla produzione alla vendita, fino al loro uso. Divulghiamo pertanto questi due importanti appelli e appuntamenti per continuare a manifestare il nostro dissenso a favore di una società nonviolenta.

Ridurre la spesa militare, difendere le persone e il pianeta

Dobbiamo smettere di investire negli eserciti se vogliamo difendere le persone e il pianeta.

Appello 2021 per le Giornate Globali di azione sulle spese militari

Unisciti a noi per le Giornate di Azione 2021, dal 10 aprile al 17 maggio.

Sul sito della Campagna internazionale GCOMS il testo internazionale dell’appello (in inglese, spagnolo, francese, catalano, coreano)

Per aderire all’appello individualmente o come organizzazione utilizzare il modulo a questo link

Francesco Vignarca, Rete italiana Pace e Disarmo

Nucleare, no grazie

Dieci anni fa, il 12 e 13 giugno 2011 si votò anche sul nucleare e che anzi Fukushima (così come Chernobyl nel voto del referendum vinto nel 1987) - con il rifiuto che provocò del "rischio nucleare" - fu la causa determinante del raggiungimento del quorum.

Il 12 e 13 giugno dobbiamo mobilitarci sui referendum (plurale) e non sul referendum (singolare, relativo solo all'acqua) e a tal fine è utile ricordare anche i compiti che spettano a una politica bene formata e orientata per attuare la volontà espressa dal popolo italiano e ampiamente disattesa sulla fuoriuscita dal rischio nucleare.

Rinnovo in proposito a sottoscrivere online l'appello, primo firmatario Alex Zanotelli, in questo senso https://www.petizioni.com/rispettarereferendum

Perché invece non riescono a conseguire il loro scopo le iniziative che a partire dagli ambienti più vari cercano di ottenere che anche l’Italia aderisca al TPAN (Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari), promosso dall’ONU nel 2017 e entrato in vigore a gennaio 2021? Purtroppo la risposta è molto semplice: l’Italia fa parte della NATO e come tutti i paesi dell’Alleanza Atlantica obbedisce fedelmente agli ordini che vengono di lì e quindi

  • accetta in prospettiva di portare al 2% del Pil il suo contributo al bilancio della NATO. Non è quindi un caso se il PNRR – incurante di centinaia di appelli, denunce, raccolte di firme contro l’aumento delle spese militari – destina a quel comparto fondi che avrebbero dovuto essere piuttosto impiegati per bisogni essenziali, come un drastico riorientamento e rafforzamento del sistema salute;

  • accetta di dotarsi di decine di bombe, che richiederanno anche un sistema continuo – e costoso – di interventi di manutenzione e aggiornamento;

  • accetta che permangano sul suo territorio basi NATO e USA, senza avere alcuna possibilità di controllarne le scelte;

  • accetta la logica per cui da anni gli Stati inclusi nella NATO non debbono soltanto sostenersi reciprocamente qualora uno di essi venga attaccato, ma anche qualora ne vengano attaccati gli interessi. Questi ultimi, per altro, vengono organizzati in funzione degli interessi degli Stati Uniti e della loro volontà egemonica. Perciò la NATO non potrà rinunciare all’opzione nucleare fino a che altri Stati posseggano anche una sola atomica.

Alfonso Navarra, Elisabetta Donini, Disarmisti, Società della Cura

Foto di Bruno Stefani

Abbiamo il piacere di informarvi che presso la Casa per la Pace “La Filanda” (Via Canonici Renani 8 – Casalecchio di Reno) sarà esposta una interessante raccolta di foto scattate da Bruno Stefani, storico militante pacifista, sulle manifestazioni e iniziative pacifiste svoltesi a Comiso nei primi anni ‘80 per impedire l’installazione di missili a testata nucleare da puntare contro l’URSS.

Foto di Bruno Stefani

La mostra sarà inaugurata venerdì 3 maggio alle 18.30 e sarà visitabile fino al 18 maggio dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 18, oltre che il martedì e il sabato dalle 10 alle 12.

Con la mostra si vuole, da una parte, ricordare un periodo di grandi mobilitazioni in tutta Europa contro i rischi di guerra atomica derivanti dalla crescente contrapposizione fra USA e URSS, dall’altra segnalare come quei rischi permangano e oggi siano ancora più alti vista la possibilità che i governi degli Stati Uniti e della Russia non rinnovino il Trattato sui missili nucleari a medio raggio.

Con l’intento di informare sopratutto le giovani generazioni sul passato, e far riflettere sul presente, vi invitiamo a visitare la mostra (v. sotto testo di presentazione).

Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale - CDMPI      Percorsi di Pace

Recapiti per info e contatti 

Bruno Stefani 051-758640 / 3498421335

Vittorio Pallotti 051-584513 / vittoriopallotti@libero.it

TESTO DI PRESENTAZIONE

“A VOLTE RITORNANO...GLI EUROMISSILI”
Mostra di foto sulle lotte nonviolente a Comiso (1981 – 1984)

E' noto che nei primi anni ‘80 del XX secolo, anche in Italia, come in tutti i paesi europei della NATO (North Atlantic Treaty Organization), si sviluppò un vasto movimento pacifista.
Ne furono protagonisti sopratutto i giovani ma la partecipazione divenne subito intergenerazionale coinvolgendo i movimenti dei lavoratori, gli intellettuali, gli artisti, i movimenti nonviolenti di ispirazione laica e religiosa, gli apparati dirigenti dei partiti comunisti storici e la nuova sinistra politica nata dai movimenti studenteschi e operai del ‘68 e ‘69.
I popoli dei paesi europei, sopratutto quelli dei paesi aderenti alla NATO, si opposero massicciamente alla nuova ed improvvisa escalation di riarmo scatenata dalle superpotenze USA e URSS.
Essi rifiutarono l’avventura di un rilancio della competizione per l’egemonia mondiale, ulteriormente basata sulla corsa al possesso di armi atomiche capaci di sferrare un primo colpo decisivo per la totale distruzione del “nemico”.
I luoghi designati per la creazione di basi di installazione e lancio dei nuovi missili a testata nucleare divennero quindi, prima ancora dell’inizio dei lavori, meta di manifestazioni e presidi delle avanguardie più attive di un vasto movimento di opposizione alla dissennata escalation riarmista.
Il 19 agosto 1981 il governo Spadolini, in accordo con il comando NATO, designò come sede italiana dei missili di teatro di nuova generazione “Cruise”, un vecchio aeroporto in disuso, il “Magliocco”, ubicato nelle vicinanze di una cittadina siciliana di nome COMISO.
Fu così che, a partire dal 1981, Comiso divenne meta e luogo di numerosissime iniziative di opposizione popolare alla creazione di una base missilistica considerata come pericolosissima minaccia per la pace mondiale e per l’intera umanità!
Fu ancora così che nacque in tutta Italia un nuovo movimento pacifista, erede certamente di esperienze precedenti, ma in aperta e dichiarata condanna della aberrante competizione riarmista di entrambe le superpotenze USA e URSS. Pertanto in opposizione da sinistra ad un governo incapace di qualsivoglia forma di autonomia e disallineamento  da entrambe le superpotenze.
Dal 1981 al 1984, Comiso divenne allora terra di permanente conflittualità NONVIOLENTA e COLLETTIVA per coloro che si opponevano al predominio storico di una idea di pace basata sull’equilibrio del terrore e sulla passiva, e non discutibile, condivisione della nozione di NEMICO.
Nei campeggi pacifisti ripetutamente organizzati nella campagna comisana su terreni acquistati dal movimento con collette nazionali, vennero organizzate numerose “AZIONI DIRETTE”, DICHIARATAMENTE E RIGOROSAMENTE NONVIOLENTE, per contrastare i lavori di allestimento della nuova base.
Non fu la prima esperienza di segno nonviolento in Sicilia. Danilo Dolci aveva già praticato negli anni sessanta varie modalità di lotta collettiva e nonviolenta. Questa volta però si trattò di una lotta ben più ingente dovendosi contrastare l’avventurismo riarmista dei due blocchi politico-militari che dominavano il pianeta uniformati dal principio machiavellico che “il fine giustifica i mezzi”.
Li si contrastò praticando la “nonviolenza” di Tolstoi e Gandhi, opponendo alla costruzione di una base di morte la coerenza tra fini di pace e mezzi nonviolenti e rivolgendo, ad entrambe le superpotenze, la medesima  critica etico-politica. Ad entrambe SI’; perché avendo l’Unione Sovietica generato la stessa mostruosità bellica propria del sistema capitalistico, aveva compromesso la credibilità pacifista del sistema socialista realizzato (ammesso e non concesso che nel 1982 lo si potesse ancora considerare tale ! )
Quel movimento e quelle istanze furono i semi da cui germogliarono successivamente nuovi movimenti fondati sulla nonviolenza.
Oggi molti individui e molte realtà collettive dimostrano, nel loro dire ed operare, di avere raggiunto una consapevolezza nonviolenta, ad un livello tuttavia non ancora sufficiente del contributo, decisivo sul piano politico e culturale, che il pensiero nonviolento può e deve dare.
Ciò che si può dire comunque è che la nonviolenza ha aperto la strada ad una nuova epoca e l’umanità, se vorrà, potrà salvare se stessa dai rischi di sopravvivenza cui è esposta rendendo progressivamente nonviolenta l’economia e con essa i rapporti  tra stati, popoli, etnie; tra umanità e ambiente naturale, tra potere e diritti civili, tra imprese e lavoratori.

Foto Jeff Hoffmann
Si è tenuto 7 aprile il convegno internazionale in occasione dei 70 anni della Nato,  promosso dal Comitato No Guerra No Nato e da Global Research, centro di ricerca diretto da Michel Chossudovsky, ha riunito al cinema-teatro Odeon di Firenze circa 600 partecipanti, tra cui Vittorio Pallotti per il CDMPI. Le conclusioni sono esposte nella «Dichiarazione di Firenze», riportata qui di seguito.
A questo link si possono vedere i due filmati proiettati in sala come impostazione dei lavori metà al mattino e metà al pomeriggio.

 

DICHIARAZIONE DI FIRENZE
PER UN FRONTE INTERNAZIONALE NATO EXIT

«Il rischio di una grande guerra che, con l’uso delle armi nucleari potrebbe segnare la fine dell’Umanità, è reale e sta aumentando, anche se non è percepito dall’opinione pubblica tenuta all’oscuro dell’incombente pericolo.

È di vitale importanza il massimo impegno per uscire dal sistema di guerra. Ciò pone la questione dell’appartenenza dell’Italia e di altri paesi europei alla Nato.

La Nato non è una alleanza. È una organizzazione sotto comando del Pentagono, il cui scopo è il controllo militare dell’Europa Occidentale e Orientale.

Le basi Usa nei paesi membri della Nato servono a occupare tali paesi, mantenendovi una presenza militare permanente che permette a Washington di influenzare e controllare la loro politica e impedire reali scelte democratiche.

La Nato è una macchina da guerra che opera per gli interessi degli Stati uniti, con la complicità dei maggiori gruppi europei di potere, macchiandosi di crimini contro l’umanità.

La guerra di aggressione condotta dalla Nato nel 1999 contro la Jugoslavia ha aperto la via alla globalizzazione degli interventi militari, con le guerre contro l’Afghanistan, la Libia, la Siria e altri paesi, in completa violazione del diritto internazionale. 

Tali guerre vengono finanziate dai paesi membri, i cui bilanci militari sono in continua crescita a scapito delle spese sociali, per sostenere colossali programmi militari come quello nucleare statunitense da 1.200 miliardi di dollari.

Gli Usa, violando il Trattato di non-proliferazione, schierano armi nucleari in 5 Stati non-nucleari della Nato, con la falsa motivazione della «minaccia russa». Mettono in tal modo in gioco la sicurezza dell’Europa.

Per uscire dal sistema di guerra che ci danneggia sempre più e ci espone al pericolo imminente di una grande guerra, si deve uscire dalla Nato, affermando il diritto di essere Stati sovrani e neutrali.

È possibile in tal modo contribuire allo smantellamento della Nato e di ogni altra alleanza militare, alla riconfigurazione degli assetti dell’intera regione europea, alla formazione di un mondo multipolare in cui si realizzino le aspirazioni dei popoli alla libertà e alla giustizia sociale.

Proponiamo la creazione di un fronte internazionale NATO EXIT in tutti i paesi europei della Nato, costruendo una rete organizzativa a livello di base capace di sostenere la durissima lotta per conseguire tale obiettivo vitale per il nostro futuro». 

 

Alla partenza in Piazza Roma a Ghedi

Una rappresentanza del CDMPI, condotta da Vittorio Pallotti, ha partecipato alla manifestazione nazionale, organizzata dal Forum contro la guerra, a Ghedi (Brescia) il 20 gennaio 2018, prima davanti alla fabbrica RWM, poi all'ingresso della base militare NATO dove sono depositate bombe nucleari all'idrogeno, pronte per essere installate sui caccia F35.

All'ingresso della base militare di Ghedi

Si è manifestato, in sintesi:
- contro le decine di testate nucleari presenti in Italia, a Ghedi e Aviano (Friuli);
- per la ratifica da parte dell'Italia del Trattato ONU per la messa al bando di TUTTE le armi nucleari. Trattato approvato il 7 luglio 2017 da 122 Paesi (su 195).