La denuncia trasmessa alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma chiede ai magistrati inquirenti di indagare innanzitutto per accertare la presenza di ordigni nucleari sul territorio nazionale e, di conseguenza, le eventuali responsabilità, anche sotto il profilo penale, dell’importazione e della detenzione.
La denuncia afferma che la presenza di armi nucleari sul territorio italiano può considerarsi certa anche se mai ammessa ufficialmente dai vari governi che si sono succeduti. Le fonti sono molteplici e vanno da articoli di giornale mai smentiti ad autorevoli riviste scientifiche e atti politici.
La denuncia distingue fonti nazionali e fonti internazionali.
Tra le prime ricorda la risposta del ministro Mauro a un’interrogazione parlamentare del 17 febbraio 2014, risposta che, mirando a legittimare la presenza degli ordigni, implicitamente ne riconosce l’esistenza. Tra le fonti si citano anche un documento del CASD (Centro alti studi difesa) e del CEMISS (Centro militare di studi strategici). Molteplici anche le fonti internazionali. In particolare si ricorda la ricerca di Bellingcat ( associazione di ricercatori, studiosi e giornalisti investigativi) del 28 maggio 2021. I risultati di questa ricerca sono paradossali perché mentre i governi europei si ostinano nel rifiutare ogni informazione, le forze armate statunitensi usano applicazioni per memorizzare i numerosi dati necessari alla custodia degli ordigni. È accaduto che le schede di queste applicazioni siano diventate di dominio pubblico per negligenza dei militari statunitensi nell’uso delle app.
Sulla base delle molteplici fonti citate la presenza di ordigni nucleari in Italia, e specificamente circa 90 nelle basi di Ghedi e Aviano, può considerarsi certa.
La denuncia ricorda che l’Italia ha sottoscritto 24 aprile 1975 il
Trattato di non proliferazione ed invece non ha firmato e ratificato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari approvato il 7 luglio 2017 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite ed entrato in vigore il 22 gennaio 2021. Anche in assenza di questa sottoscrizione che esplicitamente ed automaticamente
qualificherebbe come illegale la detenzione di ordigni nucleari la denuncia sostiene che l’illegalità è certa.
Sono analiticamente passate in rassegna le varie normative sulle armi (la legge 110/75; la legge 185/90; la legge 895/67; il TULPS) e si conclude affermando che gli ordigni atomici rientrano nella definizione di “armi da guerra” (legge 110/75) e in quella di “materiali di armamento” (legge 185/90, art.1).