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Musei per la Pace:  Arti, Luoghi e Peacebuilding

EireneFest, Festival del Libro per la Pace e la Nonviolenza
Sabato 1 Giugno @ 17:30 - Casa Umanista, Via dei Latini 12, Roma 

I luoghi della cultura e i luoghi della memoria rappresentano potenti istanze di costruzione di immaginario, di definizione delle attività sociali e, in ultima istanza, di pace. Quali luoghi di produzione di immaginario e punti di sedimentazione di memorie collettive, essi indicano tendenze, esprimono contraddizioni, articolano funzioni sociali e pedagogiche ai fini della costruzione di immaginari positivi, se non di vere e proprie “culture di pace”.
Tra questi, i musei assolvono una funzione decisiva, spesso poco indagata. Un museo è «un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società, che ricerca, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale; aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità».
I musei per la pace, in particolare, a partire dalle esperienze più significative, rappresentano importanti fattori di prevenzione della violenza e di costruzione della pace.

Intervengono:

  • Renzo Craighero, Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale
  • Tea Giorgi, Casa Internazionale delle Donne, Trieste
  • Gianmarco Pisa, Istituto Italiano di Ricerca per la Pace – Corpi Civili di Pace
  • Tiziana Landra, storica dell’arte, docente SRISA (Santa Reparata International School of Art)

Libri di cui si parla:

Data: 1 Giugno
Ora: 17:30 - 18:45
Categoria: Tavola rotonda
Luogo: Casa Umanista
Via dei Latini 12/14 - Roma, 00185 Italia + Google Maps

Un manifesto al mese. Storie vissute di pace e nonviolenza

Prosegue la pubblicazione mensile degli articoli a cura del CDMPI sui notiziari "Casalecchio news" del Comune e "Che succede" dell'associazione Percorsi di Pace, iniziata nel 2017. Ora anche sul nostro sito. Buona lettura.

1 METROQUADRO PER LA PACE

Come ci si oppone alla guerra? PREVENENDOLA! Perché quando un conflitto è già degenerato in guerra enormi sono le difficoltà per riportare la pace con strumenti di pace (la vicenda Ucraina insegna). Quando si ricorre alle armi la spirale della violenza si autoalimenta e gli spazi di manovra del pacifismo impegnato si riducono a poche cose, certo utili ma poco influenti sull’esito del conflitto: la richiesta accorata di apertura di tavoli negoziali, l’aiuto ai civili, il supporto agli obiettori e disertori etc.

Consapevoli di questi limiti i pacifisti sanno che la pace va preparata e richiede un impegno sul lungo periodo, oltre che sul piano culturale, sul piano materiale e politico. Per questo da sempre chiedono ridurre le spese militari, demilitarizzare i territori, ridurre il commercio delle armi, convertire le fabbriche d’armi ad uso civile, preparare la popolazione a forme di difesa civile non armata e nonviolenta etc.

Il manifesto, del 2009, è una rappresentazione di questa visione e ci fornisce esempi concreti per poter lottare per la pace immaginando un futuro senza eserciti e senza guerre. Esso riporta in grande evidenza l’obiettivo generale della Campagna e, con una serie di fotogrammi, gli obiettivi specifici da perseguire. Fa da sfondo il mondo che si vuole cambiare: da un concentrato funereo di armi e apparati bellici a una verde sfera eco-sostenibile, di cui l’area dell’aeroporto ‘Dal Molin’ può entrare a far parte. L’associazione per la riconversione civile si è chiamata “5 ottobre – No dal Molin”. Questa data (del 2008) fu il giorno in cui si tenne un referendum autogestito contro la base militare. Il lungo elenco dei promotori della Campagna e le date 2009 e 2010 (testimonianza dell’ impegno civile perseguito nel tempo) sono inserite su uno sfondo azzurro-cielo che richiama alla speranza.

La Campagna nasce dalla volontà di una parte significativa della comunità locale vicentina di opporsi all’allargamento di una base militare USA richiesta dagli Stati Uniti e approvata dal governo italiano. Gli Stati Uniti intendevano utilizzare l’area dismessa dell’aeroporto civile “Dal Molin” per ospitare la 173° brigata di paracadutisti in stanza in Germania. Appresa la notizia, si costituisce il comitato “No Dal Molin” e sono messe in campo varie azioni per contrastare la realizzazione del progetto. Fra queste viene lanciata la campagna “1 metroquadro per la pace” consistente in una raccolta fondi per acquistare una parte dei terreni destinati alla nuova base e creare dunque un intralcio alla sua realizzazione. L’obiettivo del Comitato è anche quello di riportare a livello nazionale la questione della militarizzazione dei territori, indicando che solo attraverso la difesa collettiva dei beni comuni e la promozione di uno sviluppo sostenibile e nonviolento è possibile farsi promotori di politiche di pace. Ad una delle manifestazioni partecipano quasi duecentomila persone fra cui il premio Nobel per la Letteratura Dario Fo.

L’esito della lotta non è quello sperato ma l’amministrazione locale, dialogando con il comitato e i vari livelli istituzionali riesce ad ottenere varie opere di compensazione e l’impegno a realizzare un grande parco pubblico denominato “Parco della Pace”. Il presidio "No Dal Molin" definisce l’accordo "una vittoria dei movimenti che in questi anni si sono battuti contro la base Usa" ed esito di una lunga mobilitazione della comunità vicentina che ha visto in campo attenzioni e sensibilità diverse.