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Dalla raccolta alla conservazione

“Ma da dove vengono i manifesti?”. “Come fate a procurarveli?”.
Sono due fra le domande che ci vengono rivolte più di frequente.
Diciamo innanzitutto che la raccolta dei manifesti è del tutto casuale. Non siamo noi ad andare a cercare i manifesti (salvo rari casi) ma … sono i manifesti a venire da noi. Ogni volta che ne vediamo uno (in un ufficio, negozio, sala pubblica, o per strada, sui muri, …) cerchiamo di procurarcene almeno una copia, con l'accortezza di verificare se l'evento cui si riferisce o il messaggio che transita è ancora attuale oppure no. Solo in questo secondo caso lo prendiamo a meno che, naturalmente, non possiamo averne a disposizione altre copie.
Una seconda fonte di raccolta è rappresentata dall'invio effettuato da singoli o associazioni che sono a conoscenza della nostra realtà e intendono contribuire all'arricchimento della nostra raccolta. In questo caso sul retro del manifesto viene indicato il nome del donatore. I manifesti vengono poi catalogati e restaurati da eventuali strappi.

La catalogazione e l'archiviazione

In base al titolo e al contenuto (testo ed eventuale immagine), al manifesto viene assegnato un numero di catalogo così composto:
- una lettera maiuscola che indica la sezione (“A” internazionale, “B” italiana, “C” bolognese, …);
- un primo numero che contrassegna l'argomento;
- un secondo numero che indica il numero progressivo assegnato a quel manifesto;
- la data di pubblicazione del manifesto (quando c'è). L'assenza di data è indicata da “s.d.”.

Sul retro del manifesto sono riportati (in basso a sinistra, salvo poche eccezioni):
- il timbro del CDMPI;
- il numero di catalogo e la data.
Inoltre viene indicato, in posizioni diverse:
- se il manifesto è stato pubblicato all'estero, la traduzione in italiano dei testi principali;
- a volte, la provenienza e/o il nome del donatore;
- notizie varie.
Va precisato che dal 1984 al 1999 il timbro che compare è quello dell'Associazione “Antimilitarismo e Disobbedienza Nonviolenta – ADN” (che ha raccolto, i primi manifesti e che, dal 1999, ha mutato denominazione e statuto nell'attuale CDMPI).

Anche se la regola generale prevede che il singolo manifesto venga catalogato in base al titolo, al contenuto e al luogo geografico di provenienza (estero, Italia, Bologna), si hanno però alcune eccezioni:

1. Alcuni manifesti assegnabili, per la loro provenienza, ad una sezione (ad es. “C”-bolognese)
sono stati inseriti, per il loro contenuto specifico e/o per il particolare rilievo assunto, in
altra sezione;
2. Alcuni manifesti, presenti in duplice o triplice copia, sono stati volutamente inseriti, per il loro contenuto e la loro importanza, in due o tre sezioni diverse; ovviamente con numeri di catalogazione diversi. Ad esempio, il manifesto A7-32, riguardando sia l'ONU che la marcia “Perugia-Assisi” poteva essere inserito anche nella sez. B, argomento 4 (Marce per la pace);
3. Spesso, in un manifesto, si trattano temi diversi, anche se correlati. Ad esempio: riconversione produttiva, smilitarizzazione di un territorio, obiezione di coscienza, ecc. Nel decidere l'inserimento in un argomento piuttosto che in un altro, si è tenuto conto di un contenuto rispetto all'altro e/o dell'organizzazione che ha prodotto il manifesto stesso e/o del messaggio visivo prevalente;
4. A catalogazione avanzata (oltre i 1000 esemplari), in caso di incertezza in quale argomento inserire il manifesto in esame, si sono scorsi i titoli dei manifesti catalogati e inseriti nei due o tre argomenti più vicini al contenuto del manifesto sotto esame per capire dove erano stati inseriti in precedenza altri manifesti di contenuto simile;
5. Lo stesso metodo, di scorrimento ‘visivo' veloce degli elenchi dei manifesti già catalogati, è stato seguito per verificare se un manifesto era già stato inserito in archivio (ovviamente il rischio di ri-catalogare un manifesto già catalogato aumentava con l'aumentare del numero dei manifesti in possesso);
6. A volte si è deciso di catalogare dei semplici volantini (da non considerarsi né manifesti né locandine) perché:
- spesso corrispondono alla riduzione di un manifesto(cm.70x100) o locandina(dimensioni inferiori) in formato volantino(A4);
- sono importanti per conservare il messaggio e il contenuto del manifesto di cui probabilmente non è stata conservata nemmeno una copia.

Prima di essere inseriti in computer con programma ‘Excel' i dati di ogni manifesto catalogato sono scritti a mano su semplici fogli di ‘prima nota', in modo da avere sempre aggiornato il numero e il tipo di manifesti che, essendo già stati catalogati, si possono utilizzare per allestimento di mostre, studio, consultazione, …

La crescita dell'Archivio

Sono state create negli anni le varie seguenti sezioni:
1985:"A" - "B" - "C "- "D"
1993:"E" (ex-Jugoslavia)
2003:“F” (Guerre del Golfo) e “G” (Campagna anti-mine)
2004:"H" (Ecologia-pace-ambiente)
2005:“I” (Terzo Mondo-cooperazione internazionale-diritti umani), “J” (Matite per la pace), “K” (Riproduzioni di manifesti)
2006:“L” (Manifesti eseguiti a mano)
2008:"M" (Disegni di bambini e di ragazzi)
Nel 2005 sono stati istituiti gli argomenti: A16 (Quaccheri), B16 (Resistenza-costituzione-pace), C9 (Resistenza-costituzione-pace), A17 - B17 - C10 (Religioni per la Pace).

Naturalmente, i manifesti catalogati prima dell'istituzione delle nuove sezioni e argomenti sono stati inseriti all'interno delle prime tre sezioni su argomenti il più possibile vicini al contenuto dei manifesti stessi. Ad esempio, un manifesto italiano sul conflitto israelo-palestinese, prima dell'istituzione della sez. I 11(Israele e Palestina. Vicino e Medio Oriente), veniva inserito nelle sezioni B o C negli argomenti B1 (Culture di pace-culture di guerra) oppure C1 (Iniziative culturali).
L'argomento B1 è il più ricco di manifesti (234 al giugno 2008) perché: a) comprende i primi, numerosi manifesti a carattere religioso; b) comprende manifesti a contenuto molto generico sulla pace e sulla guerra.

La datazione dei manifesti

In caso di manifesto privo di data si è cercato, per quanto possibile, di datarlo all'interno di un decennio (ad es. “anni ‘80”) oppure di un quinquennio (ad es. “prima metà anni ‘80”).
Quando è stato possibile individuare l'anno, con qualche approssimazione, si è aggiunto, dopo l'indicazione dell'anno presunto, un punto interrogativo fra parentesi. Anche se non compaiono date sul manifesto, è stato ugualmente possibile, a volte, procedere ad una datazione utilizzando strumenti diversi (certezza dell'anno di stampa, memoria dell'evento descritto, datazione scritta a mano sul retro del manifesto, ricerca della documentazione relativa all'evento rappresentato, …).

La conservazione

Completati catalogazione e restauro, i manifesti vengono conservati, raggruppati per argomenti, in apposite cassettiere metalliche.
Una parte significativa di manifesti, relativa soprattutto a quelli raccolti nei primi anni (oltre 1000), è predisposta per le esposizioni e pertanto plastificata. Ognuno di questi manifesti è stato racchiuso fra due fogli di plastica trasparente e semi-rigida (spessore 0.3 mm), appositamente chiusi su tutti i lati tramite strisce di biadesivo. Ogni “cartella” di plastica è stata poi forata in due punti, per poterne consentire la sospensione su pareti o altri idonei supporti tramite stringhe o ganci.
Da alcuni anni, per ragioni di costo e di lavoro richiesto, oltre che in conseguenza del rapido aumento del numero dei manifesti raccolti (a gennaio 2016 siamo a oltre 5000), si plastificano solo i manifesti che entrano a far parte di mostre, sia stanziali che itineranti.