“Non muri ma ponti” si focalizza sui “MURI”, da sempre realtà materialmente e metaforicamente divisive.
MURI eretti per "ostacolare" o "pretendere di arrestare" le migrazioni dei popoli bisognosi di sopravvivenza perché costretti da minoranze ricche e armate a subire "GUERRA, FAME, PAURA!". Sono milioni gli esseri umani disperati e impauriti che devono superare una pluralità di ‘muri’, deserti, mari, montagne, cemento, filo spinato, centri di detenzione (e di tortura), polizie o soldati armati a tutela dei ‘sacri confini’ delle nazioni ricche. Nel contempo alla loro paura contrapponiamo paradossalmente 'la nostra' per le loro rivendicazioni e aspirazioni ai più elementari diritti umani e civili. Una paura diversa dal passato quando, in particolare nel decennio 1979-1989, GUERRE e SQUILIBRI scatenarono una nuova corsa al riarmo nucleare di USA e URSS ed il conseguente e giustificato terrore per una ‘terza guerra mondiale’ su base termonucleare.
La mostra porta lo sguardo e la riflessione anche e sopratutto sui PONTI, nati per "unire", per supportare la comunicazione, lo scambio, la umanizzazione positiva dei rapporti tra persone e popoli – ponti che hanno storicamente sorretto l'umanità. Sono ponti quelli dei ‘salvataggi in mare’, dei ‘corridoi umanitari’, ‘dell’accoglienza, assistenza e integrazione dei migranti’. C’è una parte del paese e dell'umanità, che reagisce culturalmente e concretamente al clima di insicurezza e di paura e denuncia la strumentalità e il cinismo con cui forze politiche regressive cercano di raccogliere consenso. Questa mostra offre uno spaccato, giocoforza limitato, delle innumerevoli iniziative che hanno mobilitato la società civile in questi anni.